La collezione PAP Autunno/Inverno 2018 di Chiuri
Un anno tumultuoso, ma anche un momento influente per la cultura giovanile a livello mondiale: il 1968 è il “youthquake” di cui Diana Vreeland parlava tre anni prima; il punto di rottura della situazione del tempo, coinvolgendo la musica, la cultura pop e, ovviamente, l’industria della moda. Malgrado gli eventi negativi (vedi assassini), il 1968 ha segnato un’esplosione di creatività che Maria Grazia Chiuri vuole celebrare nella sua nuova collezione Dior prêt-à-porter disegnata per l’Autunno/Inverno 2018.
I poster politici della lontana sinistra francese dal 1968 al 1974 vengono messi al centro della scena, in occasione del 50esimo anniversario della rivolta studentesca. La passerella è tappezzata di copertine di riviste di moda del 1968 combinate in un collage. L’azione dell’assemblaggio permea anche la collezione stessa, nei patchwork floreali e dai colori vivaci dai richiami flower-power che vanno a braccetto con abiti realizzati all’uncinetto o ricamati, dallo stile bohémien. Non possono mancare i riferimenti alle controculture, mentre risuonano le proteste nelle loro uniformi in pelle; anche se Chiuri sapientemente evita i cliché ripetitivi, lasciando che gli eleganti cappelli di Steven Jones richiamino il decennio di riferimento.
La collezione è stata aperta da un maglione con la scritta “C’est non non non et non!”, parole in cui riecheggia il manifesto #MeToo.
Così come la moda aveva perfettamente capito lo Zeitgeist del 1960 (non a caso nel 1967, Marc Bohan lanciava Miss Dior, la prima linea prêt-à-porter, rendendo la moda accessibile ad un pubblico più ampio), il potere femminista di Dior è fortemente percepibile, coincidendo alla perfezione con la reggenza di Trump: Chiuri è determinata a fare delle donne Dior un esercito femminile, unito a lottare per comuni obiettivi.
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