Tra i pilastri della Maison e lo Storytelling: “Lights, Camera, Action!” ricrea in passerella il film BOOM! con Elizabeth Taylor
Che una collezione di moda sia di Antonio Marras, spesso lo si capisce ancor prima di afferrarne l’interezza, ed ancor prima di interpretarne lo storytelling annesso. Lo stile “marrasiano”, del resto, così artigianalmente concreto e sperimentale da renderlo uno dei designer più identificativi del Made in Italy, è inconfondibile, e per la prossima stagione PE24 lo storytelling diventa quasi superfluo: fa da cornice che amplifica il senso, è vero, ma ad una collezione già di per sé vincente, che basterebbe a sé stessa.
L’interpretazione teatrale messa in atto dal fascino e dal talento di Marisa Schiaparelli Berenson ha voluto ricreare fedelmente il mood, il dramma e il glamour dell’approdo di un cast stellare di Hollywood – del calibro di Elizabeth Taylor e Richard Burton – nel ’67 ad Alghero per le riprese del film di Losey, Boom! – in italiano “La Scogliera dei Desideri” – e la serie di avvenimenti accaduti durante l’occasione, tra cui il fermento del pettegolezzo e dei tentativi di rapimento che hanno segnato la produzione.
Seppur degna di nota, la montatura cinematografica in passerella – che si rifà al docu-film di Sergio Naitza, “L’estate di Joe, Liz e Richard” – non è stata strettamente necessaria se non a distogliere l’attenzione dai veri protagonisti della scena: gli abiti.
A partire da quella sartorialità formale, ora declinata in comodi doppiopetto e trench leggermente over, che conferiscono potere, ora più sciancrata e affusolata nei twin set dalle linee Fifties; giacche dal sapore militare-vintage si sposano perfettamente alla raffinatezza effortless e romantica del fiocco al colletto; i fiori appuntati e ricamati sul petto per sdrammatizzare un finto gessato; un ampio uso della corsetteria e della calzetteria, che rende omaggio al gruppo cui ora il brand sardo appartiene (Calzedonia).
Non mancano gli esperimenti tattili-materici che lo caratterizzano: gioca con vecchi pizzi drappeggiandoli, ma anche con del croccante tulle trasparente – che nulla lascia all’immaginazione – disseminato di fiori neri. Forte anche il simbolismo nelle scogliere sarde – illustrazioni dal film originale di Losey -, e le nuvole stampate su tulle da cui “piovono” frange di perline.
Dai cappotti estivi dipinti emerge evidente la componente artigianale e artistica del brand, come anche nei patchwork di tessuti diversi, come il suo iconico principe di Galles, sminuzzato e ricomposto sui bustier incastonati negli abiti; la maglieria intarsiata lavorata al rovescio, i delicati fiori intagliati e quelli ricamati su trasparenti caftani in organza; i bucolici abiti a balze indossati con cappelli in rafia a tesa larga; lo scintillio delle paillettes, dei broccati e del raso di seta su abitini da sera che alludono al sogno hollywoodiano, e all’amore di Marras per il grande cinema di tutti i tempi.
“Ho pensato che prima di tutto ci dovesse essere una Diva“, scrive il designer nel comunicato stampa. “Una Diva vera, con la D maiuscola, che non si inventa né improvvisa. Una Diva che potesse bene interpretare un mondo alla Hollywood Babilonia dove tutto è possibile, dove un desiderio è un ordine, dove l’inimmaginabile diventa quotidianità“.
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