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La nuova direttrice creativa è nota per la sua moda eco-consapevole
Vi sono buoni presupposti per pensare che sotto la guida di Gabriela Hearst, la casa di moda Chloé sarà propensa ad adottare ulteriori misure sempre più sostenibili e compatibili con l’idea di un “lusso onesto”.
Lo conferma la stessa direttrice creativa, esprimendo la sua gratitudine per il nuovo incarico assegnatole presso la Maison francese – solo pochi giorni dopo l’addio di Natacha Ramsay-Levi a Chloé. “Sono entusiasta per l’opportunità di lavorare sotto la direzione di Riccardo Bellini* e di sostenerlo nel suo impegno nel costruire un’attività che sia socialmente consapevole e in armonia con l’ambiente”, ha specificato sul suo IG.
Gabriela Hearst ha fatto della sostenibilità il suo marchio di fabbrica fin dal 2015, al lancio del suo omonimo brand. Le origini uruguaiane hanno profondamente influenzato la sua visione della moda in modo estremamente positivo, essendo nata e cresciuta in una fazenda dove utilizzare le risorse naturali con parsimonia è la prassi, evitando sprechi, abuso di acqua e pesticidi.
C’è una specifica ragione dietro ogni scelta che riguarda i tessuti da utilizzare, o le pratiche di produzione da adottare nelle sue collezioni firmate Gabriela Hearst; il fine ultimo è quello di trarre la minor quantità possibile di risorse dal pianeta, con il minimo impatto ambientale, per promuovere una moda responsabile e di qualità. Tanto che nella sua collezione Primavera/Estate 2020, in collaborazione con EON, la designer ha introdotto the Garment Journey, un codice QR presente sull’etichetta di ciascun capo che fornisce ai clienti una maggiore trasparenza sulla supply chain, consentendo loro di accedere ad informazioni per conoscere l’itinerario dei propri vestiti.
“Nel momento in cui metti il tuo nome su un’etichetta, non puoi più nasconderti dietro ad essa”, ha spiegato Gabriela nel momento in cui accantonò il suo primo label di matrice bohémienne Candela (lanciato nel 2004) per dedicarsi interamente a Gabriela Hearst, brand riconosciuto fin da subito dal fashion system internazionale per il suo sofisticato minimalismo e l’approccio green. “L’integrità e la consapevolezza del prodotto riflettono te stessa. I capi rappresentano ciò in cui credi, a quel punto devi fissare obiettivi e standard molto più elevati.”
Nel corso degli anni, Hearst ha tradotto tutto questo in una moda che incorpora le migliori lane merino, i migliori filati, tessuti e pellami procurati direttamente nel ranch di famiglia; supporta da anni le comunità locali, coinvolgendo la cooperativa di 600 donne Manos del Uruguay, che realizza artigianalmente i tessuti, lavora a maglia e tinge le pelli. In fondo, sostenibilità è anche salvaguardare l’abilità di lavorare con le mani; l'”interpretazione della mano”, che include di buon grado perfino quell'”errore umano”, come lei lo definisce, segno evidente di intelligenza naturale.
Il suo impegno nella sostenibilità aumenta di anno in anno: The Fashion Awards 2020 l’hanno eletta a prima fashion designer ad aver realizzato una sfilata a zero emissioni; per la Primavera/Estate 2021, il ricavato del suo show carbon neutral è stato donato a Madre de Dios, ONG peruviana volta a proteggere la foresta pluviale amazzonica e monitorare le specie a rischio, creando al contempo nuovi posti di lavoro nell’area. Continua tutt’ora ad essere leader nell’impiego di materiali deadstock, sempre presenti nelle sue collezioni, in proporzioni che Hearst vorrebbe aumentare fino a raggiungere l’80 per cento entro il 2021, per rinunciare completamente all’uso di materia vergine.
In attesa che la sua prima collezione per Chloé venga svelata a Marzo 2021, tutte le buone premesse sopra citate fanno ben sperare in un’ulteriore svolta eco-sostenibile per Chloé.
(* E’ utile precisare che Riccardo Bellini ha già dimostrato il suo impegno nel dare un contributo positivo al pianeta, alla società e alla comunità, offrendo al contempo un prodotto moda bello e significativo: il brand Chloé ha aderito alla petizione per un calendario più sostenibile capeggiata da Dries Van Noten nel maggio 2020, si rivolge a più imprese sociali gestite da donne e ha fissato un EP&L che prevede un piano d’azione volto a ridurre l’impatto eco-ambientale entro il 2025; inoltre, il brand sta sviluppando una certificazione B Corp per le sue performance sociali e ambientali.)
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