Rei Kawakubo non crea vestiti, non l’ha mai fatto. Ha sempre guardato oltre quello che le persone potevano desiderare o di cui avevano bisogno da parte di un brand perchè la moda riguarda i prodotti, i trend. C’è una grande distanza tra abbigliamento e moda e le creazioni di Rei Kawakubo non rientrano in nessuna di queste due categorie. Oggi sta diventando fastidioso e fuori-moda parlare di trend e Rei Kawakubo in questo è stata pioniera: una riflessione sul corpo che va oltre i suoi limiti, una nuova visione sull’estetica contemporanea che ha influenzo due generazioni di designers.

 

Iconoclasta e rivoluzionaria, Rei Kawakubo ha plasmato Comme des  Garçons a sua immagine, secondo la sua visione personale e modo di pensare. Da Tokyo a Parigi, la designer è stata parte alla cosidetta rivoluzione “post-atomica” della moda, insieme a Yohji Yamamoto e Issey Miyake. Decostruttivismo è la parola chiave del movimento, non solo per quanto riguarda tagli e linee asimmetriche, ma è stato ed è ancora una decostruzione delle regole. Andare contro il sistema è stata sempre la missione di Kawakubo e i suoi colleghi giapponesi.

Le sue collezioni sfidano il corpo, la relazione tra ambiente e abiti e sono una riflessione su come sono percepiti. E’ capace di manipolare forme e ispirazioni per creare nuovi stili. Look ispirati dal movimento punk sono presentati sulla passerella autunno-inverno 2016 (foto a destra): abiti outsize e iper-futuristici. Più haute-couture che pret-à-porter, la sua ultima collezione autunno-inverno 2017 (foto a sinistra) è stato un viaggio concettuale e molto teatrale chiamato “The future of silhouette”.

 

Rei Kawakubo crede nel potere del vestire. Un abito può dire qualcosa non ancora svelato a causa di sovrastrutture sociali o può aggiungere forza e passione combattiva nella persona che lo indossa. La collezione autunno-inverno 2016 (foto a destra) per Comme Des Garçons Homme Plus mette in scena “l’armata della pace”: armature moderne per uomini contemporanei, dettagli fioriti su abiti decostruiti.

Per la primavera-estate 2017 (foto a sinistra) invece, la designer considera lo stato della moda e lo fa con l’aiuto del racconto di Christian Andersen “I vestiti nuovi dell’imperatore“, topos letterario usato per prendere una forte posizione e rimarcare l’ideologica distanza tra abbigliamento e moda, invitandoci a guardare oltre il prodotto materiale.