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Dal Conforto del Tocco alla Liberazione dalle Restrizioni Fisiche
In questi tempi di isolamento da pandemia, di distanti ed impersonali contatti digitali e libertà soppresse, di confini fisici e mentali diventati troppo ristretti, la moda si pone al servizio del corpo. E’ diventata prassi comune a diversi brand, quella di offrire un’attenta sperimentazione in ciò che riguarda la trama, la composizione, la mano di un tessuto, affinché possa dare conforto all’individuo tramite il piacere sensoriale del tocco, ma non solo. In un’ottica più ampia, in epoca di restrizioni sociali, la moda cerca di liberare il corpo da inutili restrizioni fisiche, assecondandolo e facilitandolo nelle necessità di tutti i giorni.
Ecco che la collezione Autunno/Inverno 2021/2022 di Cecilie Bahnsen si sviluppa dall’idea di un lusso intrinseco al senso di comfort e di bellezza del tessuto – vero punto di partenza per la realizzazione stessa della collezione. Con uno spirito intimo, personale, rilassato, mira a trasformare la persona, a fornirle conforto tramite morbide sete trapuntate, superfici goffrate e fil coupé in lana, pregiato mohair lavorato a maglia dall’effetto dévoré, fluida organza sulla pelle. Prevalgono ampie svasature che partono da sotto il seno; volumi avvolgenti legati in vita, che si rifanno all’obi giapponese, e una rivisitazione del parka in chiave romantica, dalle maniche a sbuffo.
Di pari passo, la semplicità nel design e la morbidezza dei tessuti di Auralee si pongono a servizio del nostro quotidiano tanto affrettato e colmo di impegni: i volumi si fanno ampi, longilinei, piuttosto minimali e in tonalità neutre, facendosi espressione di una gentile formalità e di una compostezza del corpo quanto di quella dello stato mentale.
In Nehera, il corpo si libera progressivamente dalle limitazioni fisiche. Che siano capi separati o completi sartoriali, i volumi vengono lasciati ampi, spaziosi, senza segnare il punto vita, lasciando il corpo libero di muoversi. Abiti e blazer in cashmere e in velluto liquido, indossati sul corpo nudo, trasmettono un’idea di comfort estremo.
Nehera rinnova l’heritage del noto brand ceco-slovacco fiorito negli anni 30 e che ha fatto storia nel mondo intero con il suo design innovativo e ripulito da dettagli superflui. Così come esattamente un secolo fa la moda si liberava dal corsetto, oggi si accentua ancor più la relazione tattile tra corpo e abito, e apre al piacere sensoriale: l’abito non è più necessariamente uno spettacolo da esibire in pubblico – pur mantenendosi comunque nell’ottica di un’eleganza silenziosa, calma, essenziale, understated – ma, con il contatto, è come se ora l’abito si rivolgesse all’interno, al sé-corpo. “In un mondo della moda ossessionato dal PIU’, Nehera scopre la bellezza del MENO”: è un’ode all’essenza, all’atemporalità e alla funzionalità, al di là dell’evanescenza dei trend.
Sulla stessa scia, Jil Sander mette in campo un’ode all’individualità, alla libertà del corpo, dove l’abito diventa strumento per risollevare lo spirito: al contempo “leggera e significativa”, la pratica di giocare con gli abiti, di ricombinarli con il tocco e la vista risponde alla nostra “percezione di essere molteplici, variegati, di oscillare tra divergenti necessità e piaceri, di voler identificarci con tutto ciò che sentiamo, lasciando spazio ai nostri plurimi <io>”. Pratica che si rivela essere “intensa, rivelatrice ed infine rafforzante”. E’ così che la sartorialità linda, immacolata di giacche e cappotti, in pelle e lane compatte, si complementa a volumi soffici, espansi, e alla modellazione della maglia su tutto il corpo.
Infine, si ha la massima affermazione del corpo in Di Petsa: esasperando i caratteri femminili in un’ottica fieramente femminista, il corpo pretende ora l’attenzione tutta su sé stesso, sulle sue sproporzioni e sinuosità, ponendole al centro della scena. Le forme si liberano dalle restrizioni fisiche, così come culturalmente si liberano dai costrutti estetici sedimentati nella società occidentale, proponendo, al tempo stesso, un’idea di body-positivity.
Quello di Di Petsa è un invito ad amare se stessi incondizionatamente, abbracciando la forza che proviene dall’accettazione di sé e del proprio corpo, che la designer greca definisce come un “senso di ritorno a casa”. Un corpo che non è più alla mercé dell’abito, ma, al contrario, è l’abito che, sapientemente drappeggiato con la tecnica Wetlook, abbraccia le naturali curvature del corpo e della maternità stessa, sfidando il rifiuto sociale e trasformando debolezze e vulnerabilità in punti di forza.
La speranza è che, convertendo le complessità attuali in stimoli positivi, la moda possa essere sempre più incline a favorire una migliore connessione con il corpo e le singole necessità dell’individuo.
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